Orazio, Odi II Libro n.10
Zoltan Kodaly (1882-1967)
Rectius vives, Licini, neque altum
semper urgendo neque, dum procellas
cautus horrescis, nimium premendo litus iniquum.
auream quisquis mediocritatem
diligit, tutus caret obsoleti
sordibus tecti, caret invidenda sobrius aula.
saepius ventis agitatur ingens
pinus et celsae graviore casu
decidunt turres feriuntque summos fulgura montis.
sperat infestis, metuit secundis
alteram sortem bene praeparatum
pectus: informis hiemes reducit Iuppiter, idem
submovet; non, si male nunc, et olim
sic erit: quondam cithara tacentem
suscitat Musam neque semper arcum tendit Apollo.
rebus angustis animosus atque
fortis adpare, sapienter idem
contrahes vento nimium secundoturgida vela.
Vivrai più rettamente, Licinio,
se non ti spingerai sempre in alto mare e, mentre cauto temi le tempeste,
non rasenterai troppo da vicino la costa insidiosa.
Chiunque prediliga quell’aurea via di mezzo, al sicuro,
sta lontano dallo squallore di un tugurio cadente;
moderato, sta lontano da una reggia che suscita invidia.
Il più delle volte è scosso dai venti un pino troppo elevato,
ed alte torri crollano al suolo più rovinosamente,
e la folgore colpisce le cime dei monti.
Un animo ben temprato nell’avversa fortuna si augura,
nella buona teme un destino diverso.
Orribili tempeste scatena su di noi Giove, lui stesso le allontana.
Non è detto che, se ora ti va male, sarà così ancora:
talvolta Apollo con la cetra risveglia la poesia che tace,
e non sempre tende l’arco.
Nelle avversità mostrati forte e coraggioso,
ed allo stesso modo, saggiamente,
ammaina le vele gonfiate da un vento troppo favorevole.
SPARTITO
MP3
Chamber Choir of Pécs